E’ trascorso un secolo dalla nascita di Giovanni Grillo.
Era il 9 giugno 1917. In quell’anno impazzava la Prima Guerra mondiale.
Appena qualche mese prima gli Stati Uniti avevano dichiarato guerra alla Germania e Giuseppe Ungaretti, soldato sul fronte del Carso, aveva espresso, nella sua più nota lirica – Mattina – l’illuminazione dell’improvvisa consapevolezza del senso della vastità del cosmo.
Di là a qualche mese, in Russia, l’insurrezione avrebbe avuto il suo epilogo nella Rivoluzione d’Ottobre.
Giovanni Grillo nasceva nel piccolo paesino di Melissa, in Calabria, tra colline vellutate di biondo grano e impreziosite da allegri filari di vigneti.
Melissa, antica roccaforte della Magna Grecia, sarebbe passata alla cronaca, nel 1949, per l’occupazione dei latifondi da parte dei contadini, i tragici fatti che tanto affascinarono anche il noto artista Ernesto Treccani.
Eppure, la bucolica calma del paesino calabrese era sistematicamente turbata dalla chiamata alle armi.
Anche per Giovanni Grillo fu così: chiamato a lasciare i genitori, Michelina Azzaro e Nicola Grillo, nel 1940, per recarsi a combattere in Albania, a soli 23 anni. Il pianeta era, infatti, scosso dai tumulti della Seconda Guerra Mondiale che travolgeva i destini delle capitali così come delle periferie.
Nel 1943, la famiglia d’origine di Giovanni seppe dalla Croce Rossa che il loro caro figlio era stato catturato a Durazzo e deportato in un campo di concentramento in Germania, lo Stalag XII A.
Giovanni, come altre centinaia di migliaia di soldati italiani, posto davanti alla scelta di transitare tra i ranghi del Nazismo e della Repubblica di Salò, preferì il campo di concentramento.
Furono circa un milione i soldati italiani deportati nei lager nazisti dopo l’Armistizio dell’8 settembre: IMI li chiamarono i tedeschi, Internati Militari Italiani, e le loro valorose vicende sono spesso ancora sconosciute.
Costretti a vivere in baracche e a far fronte al rigido clima tedesco spesso con la sola divisa estiva indossata al momento della cattura, molti caddero a causa delle malattie contratte e della malnutrizione. Così come altri compagni di prigionia di Giovanni perirono a causa delle esecuzioni capitali e dei bombardamenti.
I lavori forzati erano duri e provanti ma, nelle comunicazioni che Giovanni riuscì ad inviare alla famiglia mai lasciò trapelare timore o sofferenza.
Scelse di affrontare il lager ed i lavori forzati, mettendo a repentaglio la propria vita e portandone i segni per gli anni a venire, pur di non rinunciare alla dignità e all’amore per la Patria.
La sua forte tempra gli consentì di sopravvivere all’orrore del campo di concentramento, ai lesti fucili dei carcerieri, all’esile speranza di trovare qualche buccia di patata, qualche ortaggio di cui cibarsi, alla sistematica scomparsa dei suoi commilitoni, al delirio che il mondo stava vivendo; ma la Storia lo rispedì alla sua famiglia minato nel corpo da un’inguaribile tubercolosi e solo dopo un doloroso calvario in diversi sanatori che lo portò alla morte a soli 51 anni, il 18 dicembre 1968.
Tuttavia, più dura da sopportare fu per lui l’indifferenza con cui il mondo ignorò l’abominio dei campi di concentramento. Perché quell’orrore che condusse alla morte di milioni prigionieri per motivi politici, razziali, sessuali, fu deliberatamente pianificato, organizzato e realizzato nel cuore dell’Europa del secolo scorso.
Anche oggi, spesso, la reazione più frequente delle persone alle tante tragedie che attanagliano il pianeta è l’indifferenza. Nonostante l’invasione dei mezzi di comunicazione e delle nuove tecnologie faccia entrare nei salotti di chiunque le immani tragedie dei profughi, delle guerre, delle ingiustizie sociali, spesso la risposta più comune è ancora una drammatica, disgustosa, preoccupante indifferenza.
Ecco perché, a 100 anni dalla sua nascita, insieme con la figlia Michelina Presidente della Fondazione omonima, vogliamo ricordare Giovanni Grillo valorizzando il suo insegnamento più bello ed attuale: l’importanza del coraggio di lottare con dignità e fermezza per i diritti e contro l’indifferenza al fine di riscoprire ed attuare la nostra meravigliosa umanità.
Claudia G. Rubino
Giovanni Grillo